giovedì 22 marzo 2012

old habits die hard

zeM è via.
in vacanza col suo papà, come non ha mancato di comunicare a mezzo quartiere domenica pomeriggio, sporgendosi dal cancello del giardino, mentre msH duellava con la parietaria e i sensi di colpa per aver scelto di occuparsi di una creatura non autosufficiente alla volta.
i 263 km che ci tengono, noi genitori, discreti amici indipendenti regalano ogni tanto una tenerissima vacanza a zeM, e a msH la possibilità di ricomporre l'adulto interrotto, spolverare i tacchi e riappaiare la biancheria.
in questa occasione la fortuita - e rarissima - combinazione di una agenda gremita di festeggiamenti, che incideranno sul budget peggio di una tata full time, coincide coi risultati di una recente necessaria discussione chiarificatrice con la bilancia digitale, ampliando le possibilità di regressione ludica a tempi di cui la mia memoria avrebbe fatto piazza pulita - se non ci fosse stata la dismissione di splinder e un baule nascosto di indumenti poco pratici per i giardinetti.
missJ è sbucata martedì sera trotterellando dal vicolo con le mani in tasca e una canzoncina stupida nella testa, felice di essere felice mentre schivava le cassette di melanzane in attesa della saracinesca, le porcherie sul selciato, i soliti balordi al bar della piazzetta, incrociava le massaie in rientro colle sporte bitorzolute, le voci delle mille razze della sera ridere, salutare, litigare, chiedere più tzatzichi, due felafel, un bacio o uno sconto.
un compleanno di squisita giovane donna, splendida organizzatrice e luminoso sorriso fornivano l'occasione di conversare con adulti padroni di alcuni congiuntivi, sillogismi conformati e turpiloquio malandrino, nonchè di rientrare in possesso di un oggetto personale (fantasma di un natale passato) prestato alla Franca per certe sue pratiche culturali, da lei stessa meglio definite laboratorio teatrale.
forse a chi non frequentava missJ quando ancora gironzolava a piede libero, la presenza di questa gemella birichina ha spettinato qualche sopracciglio, chi già la conosceva ha semplicemente sorriso, giocando col suo frustino in prestito, consapevole che, al rientro di zeM, tornerà a nascondersi nel suo baule, per lasciare spazio a gormiti, macchinine e patacche di pesto..




 

lunedì 19 marzo 2012

the dark side of the mom

Esterno tardo antimeridiano prefestivo quasi famelico, un eterogeneo trio in attesa che scatti il verde.
Sperando intanto che non saltino i nervi di msH.
Rocco - setter ottuagenario (15enne martedì che viene) in affido causa vacanza culturale dei nonni,  guinzagliato al polso sinistro tenta  d’inseguire i profumi di una primavera a forma di chiappa di jackrussel, trascinandosi appresso nel satiro balzo msH, la spesa e zeM.
zeM – ammanettato a destra, seccato dalle prostatiche necessità del transitorio coinquilino che gli precludono gli abituali privilegi ha manifestato tutta la mattina con pervicaci gnaulìi la frustrazione della sua natura di piccolo consumista.
msH - si dimentica l’aplomb albionico quando le girano: “boy i've had enough - you hear me? Bastaaaa. Mi hai stufato: arriviamo a casa e tu fili in camera tua. Voglio dimenticarmi di te per almeno mezz’ora. Capito?”
Sei occhi scandalizzati si voltano nello stesso istante.  Duececentocinquantatre anni in totale.
Tre gradazioni di turchinetto e commiserazione per il povero angioletto rimproverato.
Una però sfoggia pure una prontezza adolescenziale nell’estrarre con sorriso saccente e sventolare davanti al naso della perfida genitrice un volantino della torre di guardia.
Un sibilo ricomposto di diniego ringranziante.
Scatta il verde.
msH guadagna l’altra sponda con il suo carico di vittime più o meno pelose e malumore.
Ci sono giorni nel calendario perpetuo delle mamme che vorresti salire in cima ad un monte e urlare finché non ti spariscono le rughe e la pelle a buccia d’arancia.
Sono i giorni in cui fai i conti con la parte di te che non ti hanno insegnato ad accettare quando giocavi con le bambole, perché non è buona, non è bella, non è educata, non è rassicurante. Non è la mamma che si vede in tv.  È la parte più oscura della maternità, spaventa, disturba. Ed è quella che si preferisce fingere che non esiste. Eppure c’è.
Negarla ingrassa un insano senso di colpa e inadeguatezza, cementando un solido muro di rifiuto nei confronti dei piccoli artificieri. 
A volte si limita semplicemente a chiederti  chi te l’ha fatto fare?
Ma quando morde più cattiva quella parte sogna di spaccare tutto e scappare, scappare per non odiare quel bimbo così fragile, eppure così tiranno. Ignaro innesco di una dolorosa claustrofobia.
Fa parte di quel processo di crescita, quando passiamo da un adulto indipendente a uno schiavo dal futuro incerto e la scarsa igiene.  Serve a capire meglio i nostri genitori, e a capire meglio noi stessi.
Ho ascoltato altre mamme sole, con lo spavento negli occhi, confessare sentimenti  da giocoliere infanticida tra gli scaffali del reparto bimbi dei grandi magazzini nella pausa pranzo.
E alla fine ringraziare per non essersi sentite un mostro senza cuore, ma solo un essere umano col sorriso meno solo di una mamma che lotta sola.

mercoledì 7 marzo 2012

che sarà, sarà...

esterno urbano pomeridiano postscolastico con sporta della spesa contundente.
zM: mami look: mami guarda: spaidaman!
msH scandaglia incuriosita le vetrine lato destro - sperando intimamente che il bersaglio non sia in vendita.
zoomma sul dettaglio: decalcomania di spiderman lunga un metro scarso annidata tra i numeri caldi e il Circo Americano, allarga al contesto, un ammiccante internet-point, money-transfer e ricevitoria, con annessa galleria di sfavilline e cinguettanti slotmachine.
zM: mamy we go? guarda spaidaman anche there! là! we go inside?!
sbigottimento, moralismo genetico sotto forma di indice di nonna sventolante e insulti silenziosi alle vetriniste in blocco.
msH: sugar - that's no place for a kid,  it's a place for people to waste time and money, away let's go.
zM: why?
msH: because it's gambling, son, first of all you need to be 18 of age to go inside, and most of all you need to have your money to play on those machines.
zM: ma io ho money! ehyes!
msH: you have your pocket money at home, you're saving it for those revolting schifezzamonsters you want... or have you changed your mind about them?
zM: ma io voglio go there..
sospiro - prendiamola larga.
msH: darling, one day - if you eat all your dinner - you'll grow and be a young man.
zM: ehyes.. io be older, and you younger! (grazie, apprezzo - ma non entri là)
msH: mmh. not sure about that, boy. but anyway, you'll be old enough to find a job and earn your money. what would you like to be? a rock-star? a vet? a fireman? a painter? a pilot? eh?
zM: io want to go on spiky machines.
(le spiky machines sono le macchine per svellere lo strato superficiale delle strade in rifacimento, prima della posa del nuovo asfalto)
msH: ohyes, it's a hard job, but if you like it, why not... well, anyway, after you've done your 8hour daily routine at work for 22 days every month, possibly you'll get paid. And then you'll have money to pay your bills, your food and rent, and - maybe -you'll have something left for your kicks.
zM: ehyes io buy presents!!! when me older io have money for spidaman games?
msH: Slot machines, that's what those are. It's gambling, sunshine, it's nasty. Those are games you play with money, sometimes you win, sometimes - most of them - you loose. Are you sure you want to risk your hard-earned money on those machines? wouldn't you prefer to buy yourself an ice-cream? or sone new toys? or go on the giostre? or go on holiday? or go to the cinema? or buy a guitar? a motorbike?
silenzio cogitabondo.
msH pensa di averla scampata, stavolta.
poi.
zM: mami? ...  quando io older io wanna be a gambla!!!

giovedì 1 marzo 2012

effetti collaterali

Esterno pomeridiano feriale carrabile.
Da qualche parte lungo il percorso dall’asilo verso casa msH e zM discutono dell’eventualità di presenziare o meno al compleanno di un compagno di classe.
 msH : shall we go to that G’s birthday party then? How are you feeling? How’s that nasty cough doing? (da un paio di giorni stiamo vagando in quella terra di mezzo che sta tra l’abbandono rassegnato e gnaulante alla malattia e la dignitosa necessità di far fronte agli impegni quotidiani con una parvenza di continuità)
zM : i’m fine. Ehyes: oggi c’è G’s festa – pausa.
(presentimento..)
zM : we need buy a present.
msH : it’s ok sweetheart, i’ve already got a present, while you were at school. Shall we go then? I saw other kids going, wanna join them and play a while?
zM : hai preso un present for me anche?
msH : sugar your birthday was three weeks ago, you got plenty of presents then,  today we have one present only, and it’s for G, because it’s his turn to be the birthday boy.
Che bello. Chissà per quante altre festicciole di compleanno da qui a febbraio prossimo proveremo la stessa condivisa gioia e partecipazione entusiastica.
zM : why non hai preso un present for me?
msH : honey – i’m not going through it all over again. (abbiamo già presenziato ad un altro compleanno) It’s not your birthday today: that’s why.
zM : mamy can I have a present?
msH : no.
 zM : ma io don’t avuto present today, eh!
msH : and you’re not getting one either. That’s the end of the story, or we go straight home. You hear me man?
Venti metri di silenzio più tardi, zM ha la faccia di uno che ha morso un caco acerbo, msH ha acceso una sigaretta.
zM : the manestra dice no cigarette. Dice smoke goes dentro you e fa venire i denti gialli. Eh!
msH è perfettamente consapevole dei danni del fumo, firma mentalmente la sua quotidiana liberatoria al mattino. La verità oggettiva resta però una scomoda crepa nella sua coerenza, per quanto l’evidente strumentalizzazione della cosa nel contesto, la manlevi – questa volta - da pietose spiegazioni free-climbing sulla libertà di sbagliare che ogni essere umano invoca al bisogno.
E si avvale invece della facoltà di ogni genitore di sospirare rumorosamente e non rispondere.
zM : eppoi manestra dice anche smoke viene fuori dal naso. ….E  ti fa venire tanti bogeys. Ehyes!!!
(i bogeys sono le nostre caccole)
msH viene colpita da dieci minuti di convulsioni da seccata aspirazione di fumo e contemporaneo attacco di ridarella