mercoledì 1 febbraio 2012

postumi e deliri

zeMonsta è caduto eroicamente.
No, non l’ho spinto io.
Alcuni popolari virus che ha conosciuto all’asilo l’han inseguito fino in casa: gl’hanno tappato il naso, gli han spremuto lo stomaco (e pure più giù), l’han schiaffeggiato di tosse, fatto limonare duro coll’aerosol.
Dalla lotta che ne è seguita hanno avuto la peggio le mie notti a recar catini, la mia vita sociale da monatto e il mio budget babysitter.
Ma ne escono malaccio pure il tappeto che sfoggia un nuovo tatuaggio color pesto vomitato, la tv lobotomizzata dalla maratona di cartoni incluse le repliche e la lavatrice che dopo gli straordinari non retribuiti  del  fine settimana è rivolta al patronato Indesit.
Sicchè al momento il convalescente sta spassandosi una dueggiorni da dittatore sudamericano espatriato presso i nonni.
Nonni che peraltro vantano anch’essi un fulgido passato di genitori da mestolanza di legno spezzata sulle reni filiali, poi insabbiato da una sopraggiunta conciliante senilità e soppiantato dalle palette di design in resina,  o dal telefono azzurro.

Riappropriarsi a sorpresa della casa per la quale stai pagando un mutuo ventennale per assicurare un tetto al cagionevole graffitaro parcourista che te l’ha espropriata è come finire in una dimensione parallela. L’occhio registra le abituali immagini di devastazione domestica, ma l’esaltazione neuronale del contenuto della tua teca cranica improvvisamente alleviato dal multitasking quotidiano  inibisce la trasmissione di comandi agli arti.
Sei pietrificata dalla felicità.
Sei così felice che non sai cosa fare prima.
L’inventario dei sogni di dissoluta depravazione che hai covato dai tempi della cresima ti scorre davanti a velocità inafferrabile.
Ma siccome le fortunate occasioni di libertà cadono con perversa puntualità in giornate tipo il martedì, e fuori nevica - a Genova può capitare che nevichi al massimo tre volte durante un inverno – quando finalmente trovi il tasto pause per il film che ti sei fatto in testa, la scelta si riduce a “serata relax in casa”.  
Opzioni:
A – farsi un ape: potresti stapparti una birra avanzata da capodanno, ma è calda.
B -  ordinare una pizza d’istinto egoista, del gusto che ti va, da non condividere con nessuno: ma il ragazzo delle consegne ce le avrà le ciaspole?
C - rivedere il tuo film preferito: il dvd è ancora imballato dal trasloco, forse è nel soppalco, la scala invece è nel ripostiglio, tumulata dietro all’asse da stiro e lo stendibiancheria. Se dovessi cadere dalle scale e perdere i sensi fino all’indomani chi mi cercherebbe? Tre tacche di batteria. E se mi spacco una gamba? Ho la canotta scoordinata. Il progetto  viene messo momentaneamente in quarantena.
D - sparire nella vasca fumante per 75 minuti con il totale monte sali da bagno ricevuti in regalo nell’arco di  tre traslochi di case con doccia.

MrsH fissa il vuoto con un’aria branzinata  intanto che l’impulso elettrico generato nel cranio sposti il piede destro dal non meglio definito oggetto che ne spunta da sotto.
Uh.
Eccheèh?
Un gormito dei fiumi.
Mmh. Dov’è andata la scatola dei gormiti?
Ah, là.
MrsHyde riprende il moto di default,  in mamy-mode.
Al dodicesimo nevrotico giro di ricognizione, non del tutto convinta della ricomposta normalità post-bellica, sospira, guarda l’ora.
E forse forse.
Forse un po’ le manca.
Poco, però.
Sbadiglia e se ne va a letto.
Che intanto domani l’aspetta una feroce emicrania da overdose di psicotropa libertà...

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