mercoledì 7 dicembre 2011

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piacere scuro
Perché lo chiamava così?
Scegliendo di declinare al maschile quel nome, sfidando la sua pericolosa dolcezza.
Declinando dolcemente, ma con l’avidità beffarda di chi sa di poterselo permettere.
Pagando.
Perché il pensiero sornione si faceva largo tra le sue labbra di padrona,  per lasciare che lui le possedesse la mente, piegando la sua vanitosa volontà?
Perché spogliandolo, lentamente, accarezzava con gli occhi impazienti, assaporando con la punta lieve delle dita quei rettangoli scuri.
Lucenti, profumati, amari.
Perfetti.
Uno schiocco secco.
Iniziava sempre così il godimento, ancora prima di provare il suo sapore.
Inspirò profondamente, deglutendo.
Poi un morso.
La familiare e saziante perdita di ogni inibizione.
L’incoscienza prepotente a riempirle la bocca.
Un fottuto disinteresse per le conseguenze.
Ora.
Lei lo voleva ora, adesso.
E lo avrebbe avuto. Per poco forse, ma tutto per sè.
Altri morsi, e gemiti sommessi, scacciando molesti rimorsi.
Preda ormai docile del fondersi di un piacere puro.
Godendo ancora e soffrendo sempre meno.
Com’è fugace questo piacere scuro.
Domani, pensò, lo voglio ancora.
Ma lo voglio con le nocciole intere.
Perché adoro che lui mi sorprenda.
Lui, il cioccolato.
In tavoletta fondente da 125 gr






pigra moralità
Un giovane amico mi ha posto una domanda.
Una domanda sola.
Precisa eppure vaga.
Scomoda, per certi versi.
Bella per questo.
Hai mai tradito?
Gli ho risposto, sincera. Forse anche troppo per quello che si aspettava.
Sempre se in effetti aspettasse qualcosa, visto che il ragazzo è sveglio e decide da sé.
E quella è il tipo di domanda che si fa quando si ha già deciso.
Ma è il tipo di domanda che scompiglia chi se la sente fare.
Perché tutti nella vita abbiamo in qualche modo tradito.
Mi accorgo che paradossalmente nel momento in cui l’ho fatto ero più pronta di adesso a difendermi dai miei stessi pensieri, o dalle accuse della mia coscienza.
La passione dell’inseguimento del mio scopo mi affrancava da soffocanti moralismi, inebriata da una nuova conquista, dimenticavo di guardarmi allo specchio.
O peggio, dentro.
Ho tradito piuttosto poco nella mia vita, i miei amori.
Un paio di volte, forse tre,  in vacanza.
E al rientro la cosa ha sempre comportato la rottura del legame preesistente.
Però frequento e amo molte persone per me incomprensibilmente dedite a questo genere di equilibrismi, dei veri artisti.
Sto in ansia per loro peggio che se mi costringessero a guardare Platinette volteggiare al trapezio.
Sulle dinamiche generali del tradimento maschile e femminile preferirei lasciar parlare ben più autorevoli psicosessuologi.
E assolutamente mi astengo dal giudicare.
Ma per quanto mi riguarda la questione si riassume in tre parole.
Vanità, pigrizia ed egoismo.
Il solo pensiero di dovermi inventare storie, che regolarmente smentirei la volta successiva, contraddicendomi, paonazza, mi manda in acido.
Per la vergogna, che brutta figura mamma mia..
E la fatica di trovare il modo di incontrarsi, nascosti, di dover cancellare gli odori, i segni sulla pelle.
E di non sembrare troppo allegra, perché sarebbe sospetto, ma neppure troppo ombrosa, che poi mi si chiederebbe “cos’hai?” e io “ma gnente.. ho fatto la peperonata che ti piace tanto, ma forse manca di sale”
E nascondere gli acquisti di biancheria da bordello, le ricevute milionarie del parrucchiere, di alberghi ruffiani e regalini.
Che sbattimento…Ma chi ve lo fa fare?
E l’idea di guardare in faccia qualcuno che si fida di me, sapendo che lo sto ingannando, ferendolo. Soffrirei troppo, per lui e per me. E non mi basta mica ripetermi che tanto lui non lo saprà mai, che non è niente di importante.
Perché intanto io so, e sto già male.
E io sono troppo egoista: io voglio stare bene con me stessa, dolcemente intrigata da chi ho accanto.
Se mi interessa un altro, vuol dire che per qualche sempre misteriosissimo e fortuito accidente al canale delle comunicazioni non siamo più in quello stato di curiosa intimità, e allora non sto più bene con lui, e neppure con me stessa.
E se non riusciamo a ri-sintonizzarci, il modo più rapido, egoista e meno faticoso per tornare a star bene è ammetterlo, risparmiandoci sorprese e scenate, con la sincerità e il rispetto dovuto a chi avevo liberamente scelto di avere accanto.
Forse per questo preferisco non portare anelli, che poi finisce che se non stai attento a chi ti ama, li perdi, o se ti gonfi di passione per un altro, ti van stretti.
Peccato che non funzioni l’inverso.
In vita mia ho incontrato frotte di giovanotti energici e fantasiosi, ed estremamente generosi nel distribuire le loro grazie.
Li conservo tutti nel mio cuore, grata, per avermi silenziosamente escluso dai loro pensieri, poi umiliato e ferito, cercando di insegnare a questa zuccona a non fidarsi più.
L’ultimo in particolare, che però almeno mi ha spiegato di  riuscire così a rinforzare efficacemente la sua autostima, proprio frequentando contemporaneamente altre donne, che era assai più stimolante e impegnativo che interessarsi solo di me e che quindi non lo infastidissi oltre con le mie deprecabili inclinazioni.
Ma ahimé, la mia vanità e pigrizia, e il mio egoismo purtroppo sono difetti tremendi, striscianti e ormai cronicizzati, e così ho fatto prima: rassegnandomi a non poter mai essere alla sua altezza.
Spero tanto che almeno lui dei due abbia capito, e mi abbia perdonato.



diaboliche ricadute
Ho resistito tutto l’inverno quest’anno, pensavo davvero di essere guarita.
Solo un paio di stivali e una deliziosa scarpina da signora perbene scovati in autunno.
Mi sono sentita fiera di portarli dal calzolaio a far ri-taccare, guarita e pure assennata finalmente.
E invece no, che diavolo!
Dalla settimana scorsa ho ancora la scatola del sandaletto cinturinato di pitone nero da metter via in attesa di tiepide temperature.
E oggi ce ne ho aggiunte altre due, un tesoro di laccetti sfavillante di strass e tacco assassino e una squisita carezza color caramello profilata vinaccia.
Perché un’altra, la quarta, l’ho gettata.
Conteneva  un polacchino di camoscio con birbantissima punta metallica, irresistibilmente in saldo, che posso mettere già domani!

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