mercoledì 14 dicembre 2011

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il caffè della vicina
lunedì 7 gennaio 2008 0.00
Qualche fedele tra i miei visitatori, e buona parte delle mie frequentazioni in sempre più carne e oramai anche più ossa, ricorderanno lo sbruffonico vanto cantato di qualche settimana fa che la presente zufolava trallallando di stare a meraviglia.
Orbene.
Con la precisione mannaica del destino, l’anno nuovo ha presentato il suo conticino.
E da qualche giorno, entrata tondeggiante nel terzo trimestre della mia esistenza da gravida, accuso ahimè, umanamente, qualche disturbo regalatomi dal mio danzereccio parassita uterino.
Lo sconforto, e il disagio, di riconoscermi non esente dagli acciacchi della gravidanza, assai poco alleviati dalla consapevolezza - basta farsi un giretto tra i numerosi e coloratissimi siti con forum annessi – di non essere la sola.
Anzi.
Se ti lasci risucchiare dalla piccola folla di gestanti piene di guai che sguazzano in analisi, conteggi, sintomi e patologie strane in rete, finisce pure che ti riconosci addosso delle robe che avevi assolutamente ignorato, o peggio, cominci ad aspettarti ogni genere di calamità da qui al famigerato momento dello “spinga, signora, spinga”
E allora io spingo il tasto esc, do un’occhiata in frigo e un colpetto alla pancia, tanto da rompergli le balle qui all’occupante. Che solitamente si sveglia e mi fa il dito, o mi molla due calci.
Così, vendicatami, mi massaggio lungamente la schiena spezzata con le mani gonfie, che una pervicace sciatalgia che mi costringe a deambulare come una sorta di pinocchio obeso mi sta da giorni punendo con crudeltà alimentando la peggiore delle mie paure: l’immobilità.
Essendo sufficientemente incline al sacrificio, ma in fondo a mio modo affezionata ai prodigi della medicina moderna, in uno slancio di insofferenza ho chiamato dunque il buon dottore baffuto che mi ha in cura per scucirgli un rimedio.
Il verdetto lapidario e crudele: iniezioni.
Che, per una scarsa a freccette come me, significa che oltre al dover psicologicamente preparare la chiappa al trivellamento, ti devi pure cercare il minatore compiacente.
E qui, la fortuna ha aiutato il mio didietro.
In dote col mio adorato appartamento infatti, ho trovato, a suo tempo, una gagliarda vecchina partenopea mia dirimpettaia di pianerottolo che oltre ad aggiornarmi ciclicamente sulle vicissitudini condominiali ed elargirmi sporadicamente squisite mezze pizze fumanti fatte da lei, ricambiate da mie bocce omaggio di sambuca per i suoi pomeriggi con le amiche, mi fa anche tanta compagnia le notti che la sento russare come una segheria trentina dalla sua camera confinante con la mia (non temete, spostai il mio letto dopo la mia prima settimana di occupazione), e – scopro, stupendo, solo ora – sa fare le punture da dio.
Non solo.
Il suo resta ad oggi il caffè colla moka più buono che io abbia mai bevuto, non so se è la miscela o la macchinetta che le vedo caricare con le sue manine un po’ nodose, fedeli ad un rito sempre uguale.
E il suo cestino silverplait con tovaglietta ricamata in sala è pieno di ogni bendiddio!!!
Così, da qualche giorno sono in quotidiano pellegrinaggio, per il rito della siringata, caffè e cioccolatino, vabbè magari due. Che in media dura un’oretta, chiacchierando dei fortunati e più o meno voluminosi deretani trafitti prima di me o la giungla geneologica del quartiere, tra un calendario di padre pio da un lato e la gatta sedicenne appisolata sotto le lancette dell’orologio coi numeri grandi dall’altro.
Mancano ormai un paio di fiale, e in effetti la droga prescritta funziona.
Sulla mia schiena, e però pure un po’ sul cuore.


domestiche metamorfosi
domenica 13 gennaio 2008 23.40
Alla fine l’alberello se n’è tornato in cantina, tutto fasciato nel saccone nero, che se non fosse per qualche indomito rametto che sbuca qua e là dalla plastica, si sarebbe detto che io nasconda ben altro nelle segrete condominiali.
E così la mia sala è ritornata alla sua pigra occupazione, senza più distrarsi con l’occhieggiare di lucine e carillon.
Fino a venerdì, quando è arrivato un nuovo occupante.
Abito la mia tana da quasi dieci anni ormai, padrona di spazi fin troppo comodi per una persona sola e il suo fido quadrupede, lussuosamente abituata ad una stanza per i miei scandalosamente numerosi vestiti, scarpe, piume paillette e falpalà ed un’altra separata per il sonno, dove si smarrisce un letto che ci galleggia dentro per traverso.
Sono arrivati di buon ora, e mi han consegnato alla mia nuova dimensione domestica, i due ometti che per tutto il giorno han martellato, trapanato, segato e montato l’armadio.
Si sono portati via un assegno e un sacco pieno di polistirolo e cartone.
E mi han lasciato a fare i conti coi metri quadri della mia nuova vita.
La mia stanza dei vestiti, che non sarà più mia, mi guarda dallo specchio, improvvisamente vuota, libera, pronta a una nuova vita.
La mia camera da letto, che mi abbraccia più stretta, quando ci metto piede, e mi ricorda che le mie giornate andranno riempiendosi di me, e presto di un altro, e poi un terzo ancora.
Sono smarrita in casa mia, non mi ritrovo, non la riconosco.
Ma basta un temporale il mattino dopo, e un cane spaventato che ci si infila dritto sparato dentro, per farmi tornare il sorriso, quando apro l’anta di un nuovo modo di organizzarmi il futuro

mamme e mummie
lunedì 14 gennaio 2008 15.48
sabato ho seguito con vispo interesse  un programma televisivo sulla mummia del Similaun.
affascinante sto signor Otzi precursore dei nostri ometti impellicciati degli anni settanta..
domenica mi si è bloccata la caldaia, lasciandomi impietosamente senza riscaldamento e acqua calda.
col cavolo che ci arrivavo viva a quarant'anni io  nel  neolitico.
però anzichè sfasciarla con una rudimentale  ascia in bronzo posso ben prenderla a moderne martellate di ferro quella maledetta traditrice.

donne e motori
mercoledì 16 gennaio 2008 23.39
Stamattina la pioggia flagellava democraticamente cristiani e quadrupedi qui nel paese del basilico, quando un solerte benefattore in drammatico anticipo si ingegnava nel mio giardino a non deludere una panzona sull’orlo delle lacrime dopo una treggiorni di vita da inuit di città.
La dannata e traditrice caldaia esterna infatti non può essere smontata sotto la pioggia, pena la rovinosa compromissione della scheda elettronica (cito fedele, a monito di chi avesse la mia stessa idraulica sorte).
Per fortuna le mie doti di femmina lamentosa, per quanto abitualmente ben riposte e soffocate dall’orgoglio, all’abbisogna si dimostrano ancora degne di uno straccio di credibilità.
E l’eroico tecnico ha scelto di cedere alle insistenze della derelitta assiderata e correre il rischio.
Rischio peraltro inutile.
L’infame stava benone.
Semplicemente la qui presente padrona di casa, non essendo in possesso di libretto di istruzioni, non aveva premuto tre giorni prima il tasto di sbloccaggio del comando a distanza, ignara dunque di essere lei medesima la causa del disagio.
Devo aver fatto una faccia tale – alla scoperta.
Il buon uomo ha scosso la testa, e sospirato ridacchiando.
E senza un soldo, tanta pietà e un arrivederci se n’è tornato da dove arrivava.

corsette e corsare
giovedì 17 gennaio 2008 0.25
Con tutto che cerco bellamente di far finta che il tempo ci sia in abbondanza, quello lì continua a scorrere.
Corre veloce sulle righe cartonate del mio calendario, tra visite, scadenze e settimane.
Scivola via la mattina che ci metto omai un eternità a prepararmi ad uscire.
Trotterella avanti e poi torna spazientito a vedere dove mi sono persa quando vado a spasso col cagnetto.
Galleggia a pancia in su spruzzando come una foca e mi si infila sotto la cuffia in piscina, che poi mi tocca ogni giorno asciugare tutto, e così ne perdo un altro po’.
Si consuma come la carta igienica, avanti e indietro da quel bagno ad ogni starnuto o risolino o qualche fotocopia.
E si accoccola pigramente le sere, tra le pagine di un libro e qualche insulto al buonsenso televisivo.
Il lusso più grande di questo strano momento è la mia liberazione volontaria e sfacciata dai vincoli delle lancette. Semplicemente le guardo e sospiro un oh-beh da un mondo tutto mio, di ovattato surplus ormonale o scellerato menefreghismo, chissà.
Oggi però il tempo ha richiamato la mia attenzione salutandomi e chiedendomi il mio nome, con  quattordici occhi fissi e sette pance più sporgenti delle mie (e solo un paio di culi però ahimè) quando ho incontrato per la prima volta lo sparuto branco di femmine caracollanti, e il loro corredo di ombrelli colorati e fradici, davanti alla piccola palestra vicino casa dove  frequenterò il corso di preparazione al parto.
Tempo di cominciare a fare sul serio, e tempo di rispettare un orario.
Un bel respiro del ce la puoi fare e un passo più svelto, e vualà.
Per fortuna e decenza non ero l’ultima, data la mia scandalosa vicinanza domiciliare, che certe poverette mi pare provengano dall’altra parte della città.
E qualcuna infatti è arrivata più tardi di me.  E prima di lei, l’ostetrica, un dolcissimo stecco di donna.
Totale nove future mamme: una gamma di forme di ansia, di lordosi gestazionale e di amore che inevitabilmente hanno avuto l’effetto trip della spesa sul nastro trasportatore del supermercato sulla mia mente malata.
Non so voi, ma io ci passerei le ore a spiare la spesa della gente, solo per immaginare di capire come vive.
Ecco, figuriamoci nove gravide.
La perfezionista, la stra-coccolata, la lamentosa, la sapiente (già passata), la ragazza del sud, la giovanissima,  la forse muta, la mangiona (una,  che l’altra sono io).
Le corsare a cui vedrò i calzini colorati una volta la settimana, per altri sette incontri.
E forse sarà meglio che io non mi metta più quelli con le foglioline di marja, che sì che stanno bene coi miei mimetici, ma rischio davvero di sembrare più sciroccata di quello che sono, ancora prima di spiegare che la fede al dito non ce l’ho per scelta, mica per la ritenzione idrica..

droga & denaro
domenica 20 gennaio 2008 18.05
e passi per gli ex tossici della raccolta firme (e offerta) davanti al supermercato del mio ineccepibile quartierello che m'han apostrofato "signorina", ma pure la sussiegosa commessa dell'inavvicinabile negozio del centro (in saldi) ieri ha salutato la mia carta di credito anzichè la mia evidente panzona?

madri scellerate
domenica 24 febbraio 2008 19.04
secondo voi è pedopornografia sbirciare sotto il pannolino per vedere se c'è tutto?

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