mercoledì 14 dicembre 2011

archivio


Cucù 1
mercoledì 3 settembre 2008 13.37
la mia sveglia gorgoglia, gongola, urla, fischia e sputa.
Ogni tanto ceffa, e parte alle tre o alle cinque del mattino, così.
Non basta una manata  a spegnerla, ci vuole una bottigliata di latte e una gragnola di baci.
E chissà che sorrisoni gengivati a ottobre, quando sarà di nuovo tempo di ora solare…

olimpica disciplina
mercoledì 3 settembre 2008 16.56
Campionato di lotta libera nel passato di verdura: vince per poco scarto il piccolo pavarotti, alex getta lo strofinaccio accecata da spruzzo ribaldo e attacco di (crema di) riso.
Secondo voi l’omogeneizzato di coniglio, come maschera antirughe, fa?

cucù 2
venerdì 16 gennaio 2009 14.07
e vabbè, ritarderò.
che quì mi costa che in cassa al super con pacco di 22 pampers a mò di baguette, falangi destre uncinate a 3 bi-pack plasmon manzo&pollo (lo sapevate che con pollice e indice si riescono a prendere al volo e reggere fino a 7,8 kg di argentovivo urlante sul bordo del letto?) e flaconata di bagnetto dolci notti tra i denti (presa per il mio culo, questa, anche senza mani..) mi verrà da sbuffare.
ma la questione "tempo" non è più roba di questo (mio) mondo, che mi preoccupavo tanto per le sventure isolane dell'Honduras, e siamo già al baraccone GF: ma come volano i giorni quando non dormi la notte!
e ti scappa un sorriso brontolante nel cuore della notte quando qualcuno decide che è ora di cantare a squarciagola coi suoi tre denti sbilenchi e un cappero gigante piccicato sul mento.
sto bene, credo.
ho un pò da fare, ecco.
ho cambiato orari, taglia, priorità.
ho pure cambiato telefono, pc, casa e religione.
fortunatamente la password di splinder è ancora quella.
e sotto sotto, pure ms jekill è ancora lì.. ;-)

sonni inf(r)anti
giovedì 29 gennaio 2009 9.43
bella l'aurora.
bella pure la vita bucolica, forse.
ma sta cosa di alzarmi alle cinque da due settimane a sta parte per accudire un agnellino che gorgheggia come un galletto malese  e caca come un vitello chianino non so mica se me la sento proprio mia...

B&B
venerdì 6 febbraio 2009 10.13
e poi mi sono presa una piccola vacanza.
una pausa di un quarto d'ora dalla bufera delle mie lunghe giornate
a respirare piano l'aria stampata e ferma nella luce di quella stanza
indugiando cuore e sguardo sulle pagine soffici protette da corazze patinate
due souvenir, han deciso d'istinto di restarmi accanto, in borsa:
un Benni e un Bukowski, che non so quando, ma leggerò,  di corsa...


ortopedologia
martedì 10 febbraio 2009 9.59
mondi inesplorati si spalancano ai cuori curiosi e agli indomiti portafogli del novello genitore.
che fino alla soglia della quarantina aveva vissuto senza il benchè minimo sentimento di bisogno nei confronti degli umidificatori e dei negozi di articoli sanitari.
così, introducendosi con cortese saluto alla mecca della stampella, miss J ha scoperto  ieri pomeriggio un mondo nuovo di diavolerie meccaniche e gommose, croce e delizia di piccole folle odorose di lavanda e astracan, inquietanti possibili evoluzioni del suo privato corredo di guepiere e frustini. 
davanti ai suoi pensieri, una giovanile nuora che ha impiegato mezz'ora per decidere se il dispositivo frenante per la carrozzella fosse davvero necessario, considerazione invero tentatrice, data la caratteristica topografia della nostra città.
dietro, diventato un pressante a fianco e poi ad un mio ma prego rassegnato, davanti pure lei, che mi scusi ma dovrei solo chiedere, una determinata sciura Evelina Nonsochè, in tremebonda cerca di suo articolo "in riparazione", una sorta di spinnaker uncinato di pizzo corazzato color manichino impietosamente disteso al pubblico scrutinio ma ahimè non ancora revisionato dalla bustaia.
e una ressa di turchine schiave  del denaro spesso, del tallone rinforzato e della guaina contenitiva, in processione al banco del sostegno, fisico ed emotivo dove due zufolanti fanciulle in lip-gloss e  zoccolazzo bucherellato raccoglievano confessioni e banconote, elargendo rimedi posticci e fatture.
alla fine di tanto vaudeville l'umidificatore l'ho trovato altrove, ormai disperata, in piccola farmacia, dove un solerte giovanotto dai modi gentili e gran bel culo, dopo vario errare per irti scaffali mi ha pure omaggiato di borsone da spiaggia sponsorizzato per il trasporto del mio meringone elettrico sparavapore.
non si finisce mai di imparare...




chi ben comincia...
mercoledì 11 febbraio 2009 12.45
Un piccolo uomo stamane mi ha informato serio serio di aver indosso per emergenza la biancheria ereditata dalla sorella, scoprendosi un pancino vestito di minuscole farfalle.
Quanta tenerezza per il tranello della collezione più vecchia del mondo…


cuore di carta
lunedì 2 marzo 2009 11.14
una smoccicata traslucida sulla spalla destra
un'impronta di frullato di tacchino e piccole dita all'altezza del ginocchio di jeans
crosta di biscotto plasmon sul bordo della maglia di cachemire
ciocca di capelli ingrumata con sostanza chiara di non meglio identificata natura, presumibilmente alimentare, sulla mia tempia
spolverata di latte sotto il polsino della giacca e colletto di pelliccia croccante
bella che incenerita la mia presunzione di non diventare mai una donna kleeenex....

elementare, Watson..
venerdì 20 marzo 2009 14.05
http://www.timesonline.co.uk/tol/life_and_style/women/families/article5919880.ece

sensazione umida
mercoledì 1 aprile 2009 10.25
svegliarsi all'alba nel tuo letto tutto bagnato,
smadonnare nel buio che in fondo sei tu che hai sbagliato,
che il piccolo mostro rosa che hai invitato nel cuore della notte a dormirti accanto
per quella tosse cattiva che lo tiene sveglio, ha poi pure vomitato tanto...


la lupa perde il pelo...
giovedì 22 aprile 2010 10.18
Mrs Hyde deve la polvere che si è stratificata sul suo blog a 11 chili scarsi di mercurio bipede.
Anche i cm di pelo sugli arti inferiori sono riconducibili allo stesso vispo tiranno.
Con la differenza che questi ultimi non hanno bisogno di una connessione ad internet per farsi notare: bastano due raggi di sole e un ditata nell’occhio del sopito amor proprio.
E un salto in profumeria, per sistemarli.
Però di fianco alla profumeria è spuntato un negozietto moderno dove un prezzolato giovanotto ha pietosamente profuso la sua sapienza per dipanare certe pigre perplessità, mandandola a casa con una sim nuova per la sua collezione, e per la chiavetta che era arrivata a natale.
Così, grazie ai peli, mò mi toccherà levare pure un po’ di polvere.

sangue, colore e lacrime
giovedì 22 aprile 2010 11.05
L’ospitale domicilio dove Mrs Hyde, la sua giovane mangusta glabra e il peloso scorregione quadrupede hanno trovato rifugio negli ultimi 18 mesi, come nelle migliori famiglie e nelle più banali realtà, altro non è che la magione degli augusti genitori.
Che qualsiasi ragionevole adulto considererebbe la migliore soluzione, volontariamente dimenticandosi che i tappeti delle case dei genitori nascondono mine anti-figlio, che i muri sospirano di adolescenziali guerriglie mai sopite, e che le lasagne rigurgitano velenose e stagionate recriminazioni.
Se fossi più accorta sceglieresti di imparare a volare a 50 cm da terra, con due tappi di spumante nelle orecchie e di campare con tre pacchi di gallette di riso sotto il letto, prima di fare il passo.
Ma si sa, nel periodo post-parto, in quanto a lucidità mentale si avrebbe bisogno di qualche gallone di sidol, invece ti regalano solo cesti di fissan e borotalco.
 Va da sé che si sopravvive, per carità.
Anzi, alla fine vale che se il tuo peggior nemico non riesci a batterlo, alla fine te lo fai amico.
Così ti accorgi che le lasagne molto spesso lasciano il posto all’insalata, che la tappezzeria è stata cambiata anni fa, e che i tappeti preservano la cassa cranica del piccoletto di cui sopra, che sarà pure mangusta, ma deve ancora imparare che non è a zuccate che si fan fuori i cobra.
Bene.
Proprio sopra la magione, c’è un piccolo locale, con annesso terrazzo perimetrale.
Detto locale, un tempo molto lontano, e molto poco raccomandabile, era lo scannatoio di un allegro scapolone, piuttosto socievole, di bocca e cuore buoni e persino amante delle piante.
Dopo diversi inverni violentati dal suono rotolante dei vasi di limoni flagellati dal vento di mare e numerose estati tormentati dai risolini di pollastre e urla di aquile da materasso, si addivenne ad un civile accordo finanziario e la piccola soffitta passò di proprietà alla famigliola sottostante.
Con buona pace dunque della augusta genitrice di mrs Hyde, allora divenuta neo proprietaria filo-geranista e gelsominofila, nonché odierna Grandmà, che da diversi anni nella soffitta terrazzata ci tiene un piccolo laboratorio artistico, dividendosi tra il dipingere con sommo piacere e discreti risultati e lo sterminio di afidi con frustrante accanimento e insetticidi inutili e puzzolenti.
O perlomeno, cerca di farlo, perché anche lei ultimamente, con certi altri ospiti per casa, ha dovuto smettere con le cazzate da tempo libero nella terza età.
Così gli afidi si fanno le grigliate in terrazzo (e vanno a tutte le feste che mi perdo io..), mentre lei pazientemente rimette quei microscopici e sfuggenti tappini giusti ai tubetti di colore corrispondente che il nipotino (santo) accatasta scompagnati il giorno dopo.
Qualsiasi rimprovero in tal senso viene tacciato di insensibile freno alla sua creatività.
I bambini devono scoprire i mondo per imparare a viverci serenamente.
Sarà.
Resto dell’idea che se qualsivoglia situazione o oggetto possa per me rappresentare fonte di indicibile sbattimento per il ripristino dello stato originale, la rimozione dello stesso dalle mire del mangustino è da preferire senz’altro al suo sereno apprendimento.
Anche perché, diciamocelo, io se dopo cinque ore di sonno a notte, sei ore in ufficio, due ai giardini, una al supermercato, una nel traffico,  un arretrato cumulativo di tre pipì e il salto del pasto, quando arrivo a casa se il piccolo tesoro mi rovescia una scatola di fusilli sul pavimento della cucina solo per sentire il rumore che fa, io, beh, gli spezzo le gambine.
E con cosa lo va a scoprire poi il resto del mondo?
Sono una madre insensibile ed egoista.
E allora un paio di giorni fa in soffitta con la grandmà al cavalletto, la qui madre egoista etc etc    strappa di mano al figlio una boccetta di acquaragia  – e gli lascia in cambio la scatolina di mentine.
E quello se ne va trotterellando in terrazzo felice e ignaro, a godersi il frutto del suo ricco baratto.
“E se gli vanno per traverso e soffoca? Non credi di fidarti un po’ troppo?”
sorvolando sugli effetti di accidentali ingestioni di diluenti chimici, perché una madre – ho imparato – oltre a non avere il tempo di tagliarsi le unghie dei piedi per tre settimane di fila, non può concedersi il lusso di filosofiche disquisizioni pomeridiane (salvo poi fissare il soffitto alle 5 del mattino della domenica cercando di ricordarsi com’era prima, quando i problemi erano se farsi il colore venerdì sera che così scarica o sabato mattina), una madre, dicevo, deve agire in fretta, e dunque richiamo il piccolo caligola, intimandogli di stare a vista della sua mamma, così se si strozza riesce a capovolgerlo (con amore) e scrollarlo come un pero (con dolcezza) prima che diventi blu. Sennò lo faccio nero. Diddiùhiarme?
Il piccino, oltre che infinitamente più furbo di tutti noi, cane e felino compresi, è pure di una dolcezza sconcia. Ahimè.
Si gira, mi sorride con la sua menta perfettamente annidata sulla lingua, rivolo di bava filosa sul mento, guanti di pelo di gatto e terriccio e mi corre incontro.
Sorrido, e allargo felice le braccia in attesa che tutto questo si stampi sui miei vestiti, come si fa a non amarlo uno così?
Quello invece che fa?
Inciampa sul manico del rastrello della nonna, e sbatte la crapa contro lo stipite della porta finestra.
Un urlo.
Che non era mio, perché io sono lì bloccata dallo sgomento, incredula che si possa essere così sfigati già quando sei alto solo 86 cm.
E manco suo, meschinetto, perché era ancora faccia a terra, in stato confusionale.
La grandmà, lì di fianco.
(secondo me sa volare e non vuol dirmi come fa)
Che solleva il piccino (oddio si sarà rotto il collo)
maschera di sangue (oh my god oh my god oh my god) sul ferito,
lamento piano,  poi pianto squarcia cuore.
non si capisce niente, sento ma non riesco a vedere, la grandmà non sta ferma, non sta zitta, non mi lascia avvicinare al mutilato.
Vado a prendere quattro salsicce dal freezer, trovo una breccia e le appoggio sul crapino ferito, arriva una pezzuola bagnata (sa volare pure la pezzuola?) che mi presenta la fonte dell’emorragia, un taglio netto di un paio di cm.
 Si va di filato al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico col fagotto ferito.
Un’ora dopo, nella sala di aspetto, in mezzo a una piccola folla di altri codici verdi, mangustino lo sfregiato sta belligerantemente contrattando per dei pezzi di lego con l’elica da una biondina alta 20 cm più di lui due avambracci da muratore e la molletta di hello kitty storta (sarà, ma a me sta hello kitty mi sta sul cazzo da morire..).
La grandmà è seduta su una delle sedie in fila contro il muro, appoggiata lì come un cappotto pigiato, gli occhi blu ancora gonfi  per lo spavento, un baffo di tempera ocra in basso sulla guancia, e mi viene il sospetto di essere nell’ospedale sbagliato, mi viene quasi da andare lì e abbracciarla perche c’è, e – ORRORE – ma si è messa i mocassini marroni con la tuta nera???!!!

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