mercoledì 14 dicembre 2011

archivio


bentornata all'ovile
martedì 29 maggio 2007 21.32
oggi son tornata alla mia bike, col cardio un pò offeso dal prolungato abbandono, pronta a scontare le malefatte di vacanze da buffet di villaggio, e a godere dell'assenza finalmente dei tre solerti marescialli che la nostra premurosa Agenzia delle Entrate mi ha fatto trovare al mio ritorno, obbligandomi per due settimane agli orari da dipendente statale la mattina (senza peraltro alcun aumento di 101 eur..) e da impiegata nel privato del pomeriggio (che inizia subito dopo la fine degli orari degli statali, e finisce quando finisce..).
così, per tenermi impegnata gli occhi e il cranio per quei 45 min di pedale altrimenti troppo rilassanti, mi son deliziata con lo studio dello zoo, che c'erano degli aggiornamenti da fare.
per esempio un superbo nuovo esemplare maschio chino alla fontanella, in particolare.
che sollevatosi dall'abbeveraggio  in prolungata stratosferica  posizione  panoramica posteriore, non accortosi di essere sotto tiro s'è  asciugato col dorso della mano e si è esibito in spavaldo ruttino.
you're welcome, sir.
ma sì, cambia la forma, ma direi che la sostanza l'è sempre quella..

ciao ne'
giovedì 31 maggio 2007 0.22
lo sapevo dall'inizio.
ma tant'è.
smetterò di torturare i cardini al mio frigo.
ho trovato quella risposta,  tra le pause di parole nel mio telefono poco fa.
inizia la bella stagione.
partirà, lontano.
sorrido, lo sapevo che avevo ragione.
è una buona cosa, non sei contento?
sì. non sa. non gli va.
torno alla mia confortevole normalità di signora.
una malinconica sorridente nomalità.

calendar girl
venerdì 1 giugno 2007 11.58
e oggi sarebbe il primo giorno di giugno?
a me dalla punta del piede fino al ginocchio fradicio sembra ottobre, proseguendo su per un bel miss-maglietta-bagnata-d’agosto che domani c’avrà la polmonite..
nel cranio un febbraio di maracas brasileire da stravizi birraioli di ieri.
e un 21 marzo pazzerello di sorrisetto da sms romantici e cretini in faccia.

garrese a due zampe?
venerdì 1 giugno 2007 22.49
passa un setter irlandese trotterellando.
- "che bella bestia, ammazza che bel pelo.."
poco dietro la padrona persa nei suoi pensieri.
- "però... anche il tuo!"
eh?!?
anzi, woooff?!

la picciona viaggiatrice
lunedì 4 giugno 2007 23.54
le cose qui si mettono male.
prima pensare poi parlare.
e invece no.
m'è scappata, che evidentemente la linguaccia mia è scollegata dal cranio e si è attorcigliata come un lombrico cieco sordo e senza naso per i guai attorno al ventricolo destro.
così se il giovanotto - e la sua montagnola cernierata - lavorano e non possono venire al mare, sarà l'attempata lupa a  farsi un uikend romanticalcolico in montagna.
ecco lì che si comincia, questa roba che il fine settimana si va a caccia di baci a 300 km da casa.
Rocco ancora non lo sa, la fortuna che gli tocca, a scorrazzare nel verde come uno stambecchetto monco di corni senza paura di gattare idrofobe e marciapiedi lordi e zeccuti (che mi sa però che quelle bestiette parassite sui monti sono abituate ai mufloni, altro che collarino antipulci da finocchietto di città..) .
è la mia ka che mi preoccupa, a 12.000 km suonati chi glielo dice che se lo scorda di fankazzare sotto gli ippocastani del mio quartierello tutto il uikend?
ma come glielo spiego che a un certo “davvero lo faresti?” non potevo proprio dire di no..

ricorsi femminili
giovedì 7 giugno 2007 1.53
Cambiano le mode.
E magari se ce la fai resisti un anno.
Se ti sei rifatta mezzo guardaroba firmato nei saldi da miope ingorda.
Ma l’anno dopo ti fregano, non c’è verso.
E ti ritrovi con la buzza (e le mutande) de fora, l’ombretto che urla, la riga di traverso che ingrassa, il legghìn che sega e la scarpa che sciabatta paperellando che mai penseresti che una ballerina dall’aria innocente ti possa trasformare in un rinoceronte diurno e lacerare l’orgoglio e la pelle più della volta che hai ballato impeccabile fino al mattino su un 12 a spillo in un dolce e gabbana vintage e le vesciche da bicchiere alle dita.
Così non butti via niente, in attesa che torni buono.
Cambia il taglio di capelli, che ti piace per la prima settimana, o forse anche solo fino al primo lavaggio, poi smadonni un paio di mesi e giuri di non farlo più.
Cambiano i gusti, che all’improvviso le gallette di riso ti incantano,  fascinosi bitorzoli biologici ti depauperano e le pasticcerie diventano sexyshop, nel senso che ci vai lo stesso, ma ti metti gli occhiali da sole.
Cambiano le passioni, che prima c’era il ganzetto con la moto, poi il ragazzo con la macchina, l’uomo con la carriera adesso di nuovo il giovanotto dal bel culo.
È normale.
Più si invecchia e più ci si rincoglionisce, cioè io son tornata cretina.
E il corpo pure si modifica.
Un paio di taglie dei jeans che oscillano nell’arco di 12 mesi.
Una di reggiseno ogni 28 giorni.
Una di scarpe da un’estate all’altra, anzi peggio: quest’anno mi morde solo la sinistra.
Ma non mi spiego come è possibile che l’auricolare dell’mp3 cha fino a ieri mi andava benissimo, oggi non c’è stato verso di farlo star buono.
Chè? Mò pure l’orecchio mi si restringe?


teresa la camionista
domenica 10 giugno 2007 23.53
venerdì all'ora quando il resto degli esseri umani che camminano nel mio mondo di marinai da scrivania stavano addentando un panetto o smaltendolo sul tapis roulant, io davo un'ultima sbirciata tremebonda alla posta elettronica, ficcavo un paio di fogli nel fax, il cane in macchina e la chiave nel cruscotto pregando che non mi cercasse nessuno, e che non dovessi cercare nessuno io  per le successive cinque ore, o magari anche più.
e via.
la strada scorre che è un piacere quando sai che il resto del paese lavora, e tu hai due giorni a disposizione per dimenticarti di lui.
qualche bisonte vestito da albero di natale ti ricorda che sei piccino, qualche mercedes prepotente che sei pure un poveraccio, ma dal basso e a 120 km orari i campi di papaveri sono più belli che mai, e gli svincoli non fanno scherzi.
persino radio maria con le sue insistenze non riesce a farti perdere il buonumore quei pomeriggi che stai andando in posto nuovo, su una strada nuova, con un pacchetto di siga sigillato e le tue vigorsolairactionblu nuove, il pieno a tappo (l’ultima malpensa docet) e un borsone di curiosità.
i cambi di carreggiata diventano ancheggiamenti di femmina, il caldo infernale della pianura piemontese la scusa per tirare giù il finestrino alzare la radio e accendertene una, e i 30 kg di pelo e lingua sul sedile posteriore con pettinatura a schiaffo ti fanno urlare al vento che si va in un bel posto, sù.
delle ultime olimpiadi invernali non ricordo un bel nulla, ma con tanta gratitudine ora penso a chi si è lanciato dalle piste innevate vestito da superpippo di ogni nazione, che la strada fino a sestriere è una bellezza, altro che la mulattiera dei fiori che ci spacciano per autostrada dalle nostre parti.
in perfetto orario arrivavo a respirare l’aria verde e frizzantina, e l’odore lontano di neve luccicante sui monti, quelli veri, e finalmente il profumo dei baci che mi ero andata a cercare con la mia dettagliata stampina del percorso vittoriosa e finita sotto il sedile, in tempo per il sorriso che mi stava venendo incontro sull’altra corsia.


alcolic-heidi
lunedì 11 giugno 2007 1.10
come si trascorre il venerdì sera nei villaggetti montani sperduti che in bassa stagione contano si è no cento anime di cui un terzo ci è ancora attaccato coi quattro denti di legno di pino rimasti, l’altro terzo si è riprodotto come i camosci in primavera e ora bada alla prole saltellante e il rimanente o è in vacanza o impegnato (e sfinito) dalle riparazioni dei danni o per approntare le fortificazioni in previsione dell’ondata dei turisti estivi?
si va a prendere un aperitivo in caratteristica osteria dal dolcetto che non perdona, per esempio.
e si pilucca entusiaste e ingenue dai taglieri di tartine di formaggio a prova di bacio di qualsiasi innamorato e di prosciuttino occultatore di senape francese amabile per le papille come quelle vipere dei suoi produttori.
si sorseggia avidamente quindi e poi si sorride un sacco, che non si capisce un accidente di quello che si dicono gli altri avventori, e quel ch'è peggio, manco quel che ti chiede chi sta dall'altra parte del bancone, che però quando il tuo cavaliere gli risponde produce una dose di tartine “calmierate” apposta per la gente di città. (fiùùù..)
si saluta poi, e si torna al fresco dell’aria che inizia a far buio che son passate le nove, e si va a cena.
si finisce in deliziosa locanda, che ti salutano e ti guardano come se fossi tu un piatto di lumache.
forse che al posto dei cornini, erano i miei tacchi appuntiti a sollevare sguardi dai tavoli, tranne che per chi ci è venuto incontro per accoglierci finalmente dando un volto al mio nome.
e comunque le lumache io le ho mangiate, che a me le bestiole piacciono, e a casa non si trovano quasi mai.
e si è rimasti per ultimi, col giovane e cordiale proprietario del ristorante, la bottiglia rubina ormai asciutta e poi pure i bicchierelli di digestivo, con discorsi di mare, di pettegolezzi indigeni e di golf.
si è tornati quindi a sfidare l’eco umido di nebbiolina della piazza principale, a ridere di niente che non fosse che si era lì, insieme, e a ristorarci nell’unico bar aperto con le gagliarde anime ancora a spasso a mezzanotte, e che nel giro di poco addirittura capivo perfettamente.
poi però mi si è annebbiata la memoria, credo forse al secondo cordiale tipico di lì, e finalmente siam tornati al caldo di una rassicurante casetta da settimana bianca e mobilio della nonna, tappezzeria di fustagno e un canetto grato e pigro in un angolo, di lenzuola croccanti di bucato e disegni orripilanti anni settanta, di sussurri di scemenze nostre e un abbraccio confortevole che andava tutto bene, spengo, sì dai, click..

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