mercoledì 7 dicembre 2011

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baciami..
Baciami.
Baciami ancora.
Baciami la punta delle dita.
Una ad una una.
Ancora.
Poi sali, vieni qui, vieni più vicino.
Sussurrami le tue dolci minacce, tanto non ti credo.
E allora scendi un poco, silenzioso e sicuro, piano.
Baciami di più, sul collo.
E affonda tra i miei capelli con una mano.
Gioca con me, sorprendimi col solletico.
Poi gioca a farmi aspettare.
Gioca con una femmina.
Gioca a farla ridere e temere.
Scrivi con le tue labbra, una piccola storia in prosa.
Scherza con quella curva, birichina e rosa.
Fai chiedere alla mia pelle.
Liscia, curiosa e tesa.
Mordimi e falla arrossire,
poi baciala ancora, che si è offesa.
Assaggiami meglio.
Spostami.
Inarca la mia schiena.
Perditi dove è più morbido,
dove la carne è più piena.
Cercami.
So di profumo noto e un sapore solo mio.
Baciami proprio li.
Baciami.
Baciami ancora.
E non smettere ti prego, finché non lo dico io…
Misterioso principe dei miei sensi,
padrone della notte,
Vlad, conte vampiro, se mi lasci due buchi lì però
guarda, domani ti gonfio di botte.






lunedì...
Lunedì. Giornata dei mille guai e tormenti.
Otto ore di costanti sbuffi e lamenti.
Perché il lunedì si ostina ad essere tortura,
quando in fondo è solo una rogna che la gente ci assicura?
Cosa cambia dal martedì, mercoledì o dal giovedì,
quando il lavoro ci obbliga comunque a stare lì.
Lunedì mi alzo cieca e in ritardo come ogni altro giorno,
mi lavo, mi nutro rinco col tg e rocco che mi gira intorno.
Lunedì c’è meno traffico per strade e vie della città
che tanti negozi son chiusi, e più spediti si và.
Lunedì, dopo il weekend,  ho sempre da far la spesa,
che il frigo vuoto ha quella desolata pretesa.
Viziandomi con qualche esosa primizia o manicaretto,
non guardando mai la scadenza nel cestino lo metto.
Lunedì in palestra c’è tutto quanto un sudaticcio mondo,
che dopo i bagordi di sabato si è riscoperto bello tondo.
Lunedì per principio non chiedo mai sconti o denari,
fornitori e clienti sono ugualmente torvi e avari.
Ho un occhio lungo al programma della settimana futura,
di quella scorsa e di quella che mi aspetta, da somara dura.
Perché, mi chiedo, la gente davvero non vuol capire,
che come lo si comincia, il giorno andrà a finire.
Che è solo un primo piccolo passo verso l’indomani,
che ci avvicina al venerdì e al sabato più gai e ridanciani.
Forse il fatto di non aver combinato nulla nel weekend
li frena dal sorridere del giorno che da vivere ora c’è
ma allora tanto vale star incazzati sempre, tutti i giorni
aspettando dagli altri che il tuo buonumore ritorni
non è più facile pensare che sta solo a noi stessi
trasformare in meglio sto giorno da depressi?
Che tanto peggio di quello del povero piccolo Simone,
son certa che il vostro non lo è stato, signori e signore
La mamma oggi al parco dopo mezz’ora di panico disperato,
che giocava a nascondino tra i cespugli l’ha trovato
Non vi dico le sberle, il castigo e le (giustificate) sgridate..
Porca vacca lunedì di merda il suo, eh, voi che ne dite?
Comunque per conforto e ottimistica previsione,
dovrebbe esserci il sole il prossimo lunedì, questo che viene.
Che è finalmente Pasquetta, e si fa festa con gli amici
e se non siete agnelli, uova o carciofi sarete ben felici!


l'ora in più
Due volte l’anno ci tocca sto scippo legalizzato.
Due volte pure però ci troviamo un regalo che dura un paio di settimane, come le poinsettie, o come una tredicesima virtuale (…bancari?).
In autunno è quell’ora tiepida al mattino che passo sveglia sotto le coperte a resister pigra al richiamo della vescica, prima di riuscire ad addestrarla a lasciarmi in pace fino a che mi alzi.
In primavera invece è quella luce che mi frega alle sei alla scrivania, che penso di avere ancora un sacco di tempo e invece il telefono all’improvviso smette di squillare.
E quando chiudo ancora sorpresa la porta del mio ufficio, mi sento quasi una ladra, una ladra di sorrisi e chiacchiere che la gente si scambia per strada. Perché col chiaro, abbagliati,  in tanti si dimenticano di avere fretta, diventano tutti ladri di luce educati, appassionati di un’altra estate che sta per arrivare.
Almeno fino al mattino dopo, che si torna a smaddonare, che non si era riusciti a prender sonno, che ci tocca comunque cominciare.
Tra qualche settimana tornerà tutto normale, pure la voglia di vacanze, di diete e di zanzare.

sale d'aspetto
certe cose non si chiedono.
Certe cose si intuiscono, come in sogno.
Se l’intuizione non arriva, forse bisogna prestare più attenzione.
Imparare un nuovo linguaggio.
Il linguaggio degli occhi che chiedono.
Ma se gli occhi non si leggono?
Se le parole non sfiorano labbra, ma sorridono da un gesto, o da un foglio?
Bisognerebbe imparare a riconoscere l’ampiezza di un saluto, le note di una risata o lo spazio tra una lettera e l’altra.
Ma sarebbe una violenza frettolosa, un’invasione maldestra, una prevaricazione prepotente.
Occorre imparare a correre un rischio, quello di aspettare.
Bisogna imparare il sapore dell’attesa.
E il sapore dell’attesa può esser dolce.
Dolce da togliere il sonno.
Dolce da togliere il respiro.
Dolce da togliere il sapore.
L’attesa per quello che troppo velocemente è già stato, ormai lieve come il bacio rapido di un bambino che corre a giocare.
E l’attesa pigra e indolente come una fanciulla sciocca e distratta, per pensare a quando verrà.
Ma è anche generosamente amara, come un’anziana pazienza, che già sa.
Severamente scomoda come la realistica lucidità di nulla.
Pauroso come il ritorno al punto di partenza della noia.
Nell’eventualità di non aver saputo chiedere.
E di aver solo saputo aspettare.
Di aver aspettato, sognando di rischiare di vivere.

sogni inquieti
stanotte ho sognato di aver di nuovo smesso di fumare... che paura..

Pasquale Sorpresa
amo le sorprese.
immaginate la gioia quando ho trovato l'avviso sulla segreteria telefonica ieri, dell'idraulico del condominio, che mi sventreranno il giardino per  riparare certe tubature...

trappole
io devo imparare a fare meno domande.
certe mie distratte indiscrezioni mi cacciano irrimediabilmente nei guai.
a Natale e Pasqua poi in particolare, c'è troppo da fare e c'è troppa gente che chiama per fare gli auguri.
mi sono appiccicata un post it alla cornetta del telefono.
NON CHIEDERE A NESSUNO  "COME VA?"

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