giovedì 1 dicembre 2011

archivio

il tempo dell'anguilla
C’è una parte nascosta dell’esploratore che è in me, dai tempi di quando principessa bambina prendevo ordini con aria mansueta, ma inevitabilmente poi portavo alla bocca qualsiasi fascinosa schifezza degna di ben più approfondita conoscenza.
Il morbo che mi affligge in questi giorni frustra duramente le mie papille gustative, spingendomi all’ausilio di altri sensi per seguire le mie avventure domestiche.
Oggi poi la castrante insensibilità del mio raffreddore si scontra con la fame porca degli orari più rilassati del sabato e alla subdola coalizione di canali televisivi e inserti editoriali che ti istigano alla più bieca delinquenza alimentare, sensuali e bugiardi, mentre tu svisceri incredula un frigo casto e intransigente come un fanatico monaco vegano.
La pervicace perlustrazione mi frutta però graziosa latta in fondo alla dispensa, souvenir di viaggio lontano, di una sorridente robusta assistente di direzione in quel di Amburgo. Al tempo non avevo ancora imparato a non turbare composti rapporti professionali informandomi sulle abitudini alimentari indigene, e la solerte signorina si era quindi tempestivamente preparata ad accompagnare la bella rappresentante del paese di Dolce &Gabbana alla partenza con una generosa sporta di misteri gastronomici.
Leggo in caratteri più grandi,  Aal-suppe.
Sono una capra in tedesco, lo sono sempre stata.
Retaggio genetico di passate incursioni aeree e invasioni ai miei paesi d’origine mai perdonate o semplice asinite adolescenziale, non saprei. Osservo gli impronunciabili sostantivi a lato, senza arricchirmi di ulteriori informazioni sul contenuto, se non la data di scadenza, piuttosto prossima, che mi convince definitivamente al passo.
Stappo un traminer aromatico per scaldarmi il polso e portarmi avanti nella coraggiosa impresa a poi afferro l’apriscatole.
Mmmh… a una prima occhiata non morde… capovolgo delicatamente il tutto in una fondina e osservo in silenzio come una divinatrice celtica… interessante… qui ci vuole un altro sorso di vino...
E poi se non oggi che potrei succhiare impassibile un mazzo di peperoncini calabresi, quando?
Dopo qualche minuto di microonde l’inventario prende forma di pezzi di carne e segmenti di pesce in torbida sospensione liquida,  con rassicuranti presenze di piselli e carote, due piccole prugne intere (scoprirò poi, a spese del mio molare), un’albicocca e forse patate, forse no, credo che a questo punto mi porterò il segreto fino alla tomba.
Il sapore era ottimo, dolce e salato ben accostati, ringrazio la mia metà british che mi ha dato una gran mano qui credo.
Apprendo poi da un'amica cruccofila che il pesce avrebbe potuto essere anguilla.
Non tutti i raffreddori vengono per nuocere allora…

del cibo serio e del faceto costume
Pomeriggio invernale un po’ malati da soli in casa è bello lasciarsi prendere la mano dal telecomando.
Accarezzata dal complice plaiddino mi abbandono con ambiziosi progetti da larva al fido abbraccio del sofà e rassicuro il naso urticato e le mie povere membra duramente provate dalla lotta al virus, dal vago mal di testa che ne deriva e dall’erculea prova del giro canino appena concluso sfiorando pericolosamente i confini del quartiere alla pelosa ricerca di lascive tracce odorose.
Consapevolmente sacrifico i miei neuroni sull’altare del palinsesto festivo, non avrei la forza di reggere il peso di un buon libro, men che meno di assillare i miei timpani con della musica, che poi magari mi vien il guizzo di danzare o masturbare il ferro da stiro, uh che fatica per carità..
Segretamente invoco l’ispirazione per un rinfrancante pisolino nella penombra domestica, fantasticando di piccole legioni di miei eroici leucociti vestiti da Braveheart senza slip sotto il kilt e intanto mi lascio incantare da tal cuoco, che dico cuoco, ma sentilo, un poeta, un cantore.
Il corpulento figuro dalla madida scarsissima dimestichezza  con l’inquisizione televisiva si profonde in descrittive odi di brodi di prosciutto “profondi”, poetici battuti di straordinaria “intensità”, cantando di aria (giuro, aria) aromatizzata alla salvia..
Il nostro novello Carducci si prende davvero sul serio, e devo ammettere stuzzica con efficaci forchettate verbali la mia curiosità duramente frustrata dai castigatissimi petto di tacchino ai ferri e broccoli lessi, un’agonizzante pera, velenoso caffè e acqua senza bolle ingoiati un secolo fa.
Ma ahimè i miei avventurosi sogni di nouvelle cuisine per la cena si infrangono sullo scoglio del mesto inventario del frigorifero col suo eco, per finire definitivamente spazzati via dalla brutale reclame di un’automobile che promette emozioni da favola orientale e rate da incubo sudato.
Con sforzo sovrumano ripesco il cervello ancora inzuppato dell’erotico brodo di prima, lo collego al pollice destro e cambio canale.
Giovane graziosa fanciulla insufficientemente vestita per il posto, la stagione e l’ora, ammicca sorridente a cameraman e a pubblico belante.
Un commento maschilista che il conduttore ipercinetico le spalma addosso solleva gli animi e le risate degli addestrati applauditori, sprofondandomi nell’incredulo turbamento.
Mi astengo pigramente dal giudicare il quoziente intellettivo della succinta soubrette, ognuno ha diritto al suo piatto di minestra, magari pure con un cucchiaio di pesto e una grattata di parmigiano, e di solito i compromessi tra le ambizioni di una vita sotto i riflettori e la strada per arrivarci sono insondabili per  noi comuni cozze da divano o stagionate salamelle da bar.
Ma se mi è permesso commentare il menù vorrei proprio sapere che passa per la testa degli autori di queste quotidiane vetrine di delirante rosticceria bisunta dell’etere, aperta con orario continuato,  anche la domenica e festivi.
A parte il fatto che ci prende per il culo mezza Europa per il numero di fotogrammi di tette sorridenti e deretani talentuosi di procaci damigelle che sfila in tv qui in spaghettilandia, non posso credere che nessuno di coloro che ne hanno la facoltà profumatamente pagata, anche dal contributo degli abbonati, non si renda conto di quanto pericolo ci consegnino a domicilio oltre ai grassi parzialmente idrogenati e le battute della Clerici.
Non pensano infatti a quei poveretti che rischiano quotidianamente l’infarto a cena per lo choc da confronto tra un paio di leggiadre fanciulle inquadrate coscienziosamente sotto la gonna e una moglie umana che fa un paio di lavori veri e non ha uno zio chirurgo plastico?
E il ragazzino che osserva l’impunito conduttore schiaffeggiare verbalmente concorrenti e valletta quanta fatica e sforzo mentale si sentirà in obbligo a sua volta di dedicare al degno battesimo quotidiano di offese e appellativi per il compagno più remissivo o la compagna più in carne?
Viviamo un’epoca di osannate cotolette e trionfali taglierini,  di timido e bellamente ignorato rispetto del prossimo.
Per forza che poi non si riesce a stare a dieta...
Altro stacco pubblicitario: mmh….Kilokal… !?!?!

Nessun commento:

Posta un commento