venerdì 6 giugno 2014

bottega del restauro

Il tempo si infrange sul marmo dell uscio, la luce non entra a spostare l incanto.
Gli spigoli gentili nel velluto di polveri dividono lo spazio con pennelli e frammenti di specchio al mercurio.
Chiuderà.
La crisi.
Ah, che peccato, anche loro?
Arrivederci.
La penombra accarezza il suo incarnato chiaro, le dita si muovono precise, disegnano la danza di chi conosce il mestiere scelto da tanto nel cuore.
Righello, misura. Verifica, soppesa. Controlla, si acciglia. Controlla ancora. Sorride. Taglia. Prova. Sorride ancora. Chiodini e martello.
Racconta di progetti che potranno avvenire. Che già fanno paura. Che sono già qui.
Di foreste di mille colori che stanno lontano, nel Maine.
Si portano via il mio posto dei sogni, degli oggetti dai mille ricordi, di pomeriggi di racconti nell’ombrosa via che odora dell’umido mare di qui.
Fatto. Eccola. Finito.
Due fogli di giornale, un pezzo di cartone, otto strisce di nastro adesivo color del corallo.
Con cura la confeziona. Con la giusta pressione la carta stampata si arrende alle forme del suo nuovo contenuto, salda nella simmetria di una cicatrice color del corallo lungo i suoi lati.
In bocca al lupo. Ciao.

Porto via con me sotto braccio il pacchetto quadrato, dentro un curioso ritratto dipinto di una figura bambina con l’espressione di chi vorrebbe essere altrove. Fuori c’è il sole, il viavai della fretta, la voce della vita che non sta mai ferma.   

martedì 20 novembre 2012

draghi di città


mamimonsta
interno antimeridiano infrasettimanale, msH da tempo si è arresa al compromesso di somministrare un paio di diseducativi e violenti cartoni al risveglio a zeM in cambio di una relativa tranquillità e ricontattare con civile garbo il resto del mondo dopo aver preso a schiaffi la sveglia.
con un occhio chiuso, la parrucca storta e tre telecomandi in mano, invece, msH si trova a discutere col lettore reticente che non ne vuol sapere di sputare un dvd, inibendo il decoder e censurando la tv.
feroce astinenza da caffeina e senso di inadeguatezza tecnologica femminile.
coinquilino quattrenne osserva e dirige i lavori avvinghiato al mio polpaccio flanellato a quadretti.

zM: mamy, devi switch on here.
mH: mmh...
zM: mamy ho detto che devi swichare here, ehyes. guarda, è wred.
mH: eh?
zM: here!
mH: sugar, this flaming thing is not working. that's why it's red. i've pressed it a dozen of times, it's just dead..
stacco i cavi, respiro profondamente e ricomincio.
mH: honey what about watching "how to train your dragon" again instead? (piano B)
zM: ma mamy c'è i powadangers!
mH: naa, really? i thought power rangers was on on an evening! (piano B, fallito)
il dannato polo tecnologico di casa si risveglia d'un tratto, il decoder si decodifica, lo schermo della tv si sintonizza, il lettore vomita il mio dvd preferito.
ignote ad oggi le cause.
sometimes fa così.
Dragon Trainer viene riposto nella sua teca e impilato tra i suoi pari.
zeM si sorbe rapito cinque deficienti in calzamaglia e scimitarre assaliti da ributtanti cose di gommapiuma trashissime.
msH si fa un caffè.

                                                      
darlingmonsta
later, on the road.
zM : mamy, ma le dragons, come fanno a uscire il fuoco dai dragons?
mH : well darling, dragons don't exist, it's only pretendy stuff..
zM : nooo. ma mamy io l'ho visto! il fuoco esce dalla bocca dei dragons, e anche dal naso, come you quando you smoke le cigarettes!
mH :  mmh. - (uau, eccoci pronti già alle 8 e mezza a un focosa e palesemente sbagliata difesa dei genitori single fumatori) - well.. maybe... dragons eat lots of chilly peppers, and that makes their breath catch fire? (rumore di unghie di msH sugli specchi)
rumore di gente che urla per strada.
un ragazzino smilzo e nasuto sta strattonando una ragazzina bionda per la giacca.
ci fermiamo ad osservare.

alcuni passanti (uomini) abbassano lo sguardo, scuotono la testa, alzano le spalle, trottano via.
grida, lui, è arrabbiato, lei non fiata, le prende un braccio, la spintona, la sbatte contro un'auto, poi contro un muro.
mi domando quanto sia colpevole la fanciulla, per scatenare tutta sta manesca ferocia.
una signora interviene, intima al ragazzo di smettere.
si guadagna una rispostaccia, a dieci cm dal viso.
riprendiamo a camminare in silenzio, non ho voglia anche di questo stamattina.
però non ho neanche voglia di avere un figlio che un giorno si comporti così.
non ho voglia che mio figlio pensi che approvo un comportamento del genere.
ma non ho manco voglia di litigare già di lunedì mattina con un ragazzino cornuto e maleducato.
giriamo l'angolo, verso l'asilo la strada si biforca e la nostra sale, mentre le urla ci accompagnano da sotto.
perdo la pazienza.
mi sporgo, protetta dalla convinzione pittosto plausibile che l'urlatore non sappia volare e che il cancello del nostro garage è a soli 20 metri da noi, prendo fiato, mi viene fuori: hey! lasciala in pace! guarda che le cose si risolvono anche senza usare le mani! lo sa tua mamma che ti comporti così?
il ragazzo fa un salto, mette a fuoco, ci risponde a modo suo di lasciare in pace sua madre e di badare ai miei affari, a quelli di mio figlio, e financo quelli di mio marito.
scoppio a ridergli in faccia, perdendo ogni credibilità, mi ritiro dal parapetto.
un marito???  l'eventualità mi ha spiazzato.
la risata disorienta l'aggressore turpiloquiante, che borbotta qualcosa all'indirizzo di un quartiere di impiccioni, la ragazza si divincola e poi i due finalmente entrano nel portone di un liceo, lasciando che il rumore del traffico torni al suo posto.
zeM tace e mi osserva.
forse cerca ancora un paio di fiammette arancioni dalle mie narici, trova solo due lapilli blu che gli sorridono in ritorno, mentre mi liscio le squame...






giovedì 2 agosto 2012

quotidianezze

zeM è stato un pò dappertutto in affettuose trasferte.
coi nonni al mare prima.
poi, fino a due giorni fa, in montagna col papà.
il frigorifero sente la mancanza delle sue sette merendine in attesa di definitivo consumo.
il telecomando è confuso e felice, tutto un mondo di canali truculenti e lacrimosi si affaccia dallo schermo della sua TV.
la lavatrice schiaccia tiepidi sonnellini tra un ciclo delicato per la biancheria di msH e uno a 90 gradi per quella di casa.
fra una valigina e l'altra capita che noi si riprenda a discorrere di gormiti e di altra gente.
zM : Mamy, ma qui ci sono uomini marroni?
msH deve resettare il suo software comunicativo: what do you mean sweetheart?
zM  : ehyes Mamy, e ci sono anche i bambini marroni!
folgorata dal fatto che nel villaggio paterno la multietnicità si ferma a qualche ragazza dell'Est, msH ritrova il filo del discorso.
msH : well, man, there's brown people, yellow ones, white ones and pink ones. is it a problem? they all have hands, and legs, and heads. And as long as they have hearts it's fine, no? hearts have all the same colour. why are you asking?
zM : quei signori sono marroni pelchè some time, last week, erano andati in Africa, eh.
msH : possibly so, yes.
ms H si dimentica ogni tanto che zeM è in fondo un maschietto.
E i maschi sono spesso meno complicati di quello che pensiamo.